19 giugno 2010

Il maa'a


Una delle cose che amo del viaggio è la scoperta di gusti e sapori nuovi. Si può imparare molto di un popolo attraverso la sua cucina e le sue abitudini alimentari.
Abituata a viaggiare verso luoghi caldi, tropicali, dalla cucina speziata e piccante, quella polinesiana si è rivelata molto differente. È una cucina molto povera, priva di gusti pronunciati o piatti elaborati. Ma io amo la semplicità, e mi è piaciuta subito.
I polinesiani non sono mai stati un popolo di coltivatori e allevatori. Grazie all’abbondanza offerta della natura non hanno mai dovuto affrontare inverni lunghi e scarsi, siccità o carestie. Era sufficiente andare a pescare nella laguna, o allungare una mano per gustare un frutto fresco e succulento.
L’arrivo dei francesi e dei cinesi ha arricchito e modificato i piatti tradizionali e gli alimenti di base, ma tutto è stato rivisto in “salsa” polinesiana. Non dimentichiamo inoltre che la Polinesia è un territorio francese, quindi nei supermercati si possono trovare prodotti simili a quelli presenti sui nostri scaffali. Eppure, malgrado la ricchezza delle cucine importate, la tradizione polinesiana rimane forte e viva.
Il cibo non manca mai. Se ne trova per tutti i gusti, a quasi tutte le ore e per qualsiasi portafogli. C’è l’imbarazzo della scelta, dai ristoranti rinomati e costosi dal menù tipicamente francese, alle roulotte, vere e proprie istituzioni polinesiane. Le roulotte sono semplici furgoncini, con cucina e frigoriferi, che dalle 18:00 si appostano lungo le strade o nei parcheggi vuoti dei negozi e offrono piatti pronti, da mangiare sul posto, su tavole e sgabelli di plastica, o da esporto. La scelta e la varietà delle pietanze è enorme, dalla pizza allo cho-men cinese, dal pesce alla griglia agli spiedini di cuore di bue o pollo, dalle crepes alle specialità caraibiche. Ogni roulotte ha un suo menù, piuttosto ridotto, ma i prodotti sono sempre freschi, le porzioni abbondanti e non molto care.
Come ovunque nel mondo, i pasti hanno un’importanza particolare e, anche se la vita frenetica della settimana obbliga i lavoratori a consumare panini o insalate rapide e leggere, alcune tradizioni resistono. La domenica si mangia tradizionalmente il maa’a Tahiti, un pasto composto da carne di maiale o vitello, taro, uru (il frutto dell’albero del pane), e fei (banane rosse da cuocere) stufati in un forno interrato per ore e ore. La difficoltà e la durata della preparazione stanno facendo sparire quest’usanza, ma non l’abitudine polinesiana di ritrovarsi in famiglia la domenica e mangiare insieme. Molti organizzano delle colazioni. Ogni invitato porta un piatto trasformando la colazione in un bruch a base delle classiche pasticcerie francesi, come croissant e pain au chocolat, sashimi di tonno o gamberi, pain coco (un pane dolce a base di latte di cocco) e l’immancabile poisson cru. Anche gli hotel di lusso si sono adeguati e la domenica mattina offrono un buffet ricco e variegato, e molti polinesiani passano la mattinata a rimpinzarsi, per poi finire nella piscina dell’hotel.
Oltre al maa’a Tahiti e il tonno, da considerarsi la colonna portante dell’alimentazione polinesiana, tra gli altri piatti tipici possiamo citare il pua roti (il maiale arrosto), il mahi-mahi grigliato o con salsa alla vaniglia, e il fafaru, un pesce lasciato a marcire per settimane nell’acqua di mare (non ho ancora osato assaggiarlo!) che spesso sono ancora consumati come una volta, ossia su larghe foglie di banano o uru con le mani.
Bisogna però ammettere che i polinesiani prediligono la quantità alla qualità. Sono dei veri mangioni, ingurgitano di tutto, di preferenza fritti, grassi e zuccheri. Il McDonald’s di Papeete fa la più grande cifra d’affari del mondo, e la coda di macchine al drive-through è interminabile, a qualsiasi ora del giorno.
Questa dieta equilibrata ha reso il popolo polinesiano tra i più obesi del mondo, e il tasso di diabetici è spaventoso. Nell’immaginario collettivo, eredità pre-europea, più si è grossi meglio è, e i capi vengono giudicati e scelti in base alla loro massa. I balaises (parola francese per indicare le persone muscolose, massicce) vengono guardati con enorme rispetto.
Ma basta andare nelle isole per ritrovare gli indigeni che tanto hanno affascinato per la loro bellezza e fisicità i primi esploratori.
Per concludere vi lascio con la ricetta regina di Tahiti. È una bontà, ottimo per i mesi estivi, ma attenzione, il latte di cocco può avere effetti lassativi piuttosto rapidi e spiacevoli!