11 marzo 2010

Il mio primo ciclone



Il primo allarme è stato dato il 26 gennaio. Una tempesta tropicale forte si stava dirigendo verso la Polinesia, con il rischio di intensificarsi e diventare ciclone. Fortunatamente ha perso d’intensità e, la notte del suo previsto arrivo, è stata calma, stellata e senza vento. Ma una seconda sorpresa aspettava dietro l’angolo. Un’altra tempesta tropicale moderata sembrava prendere la direzione di Tahiti, muovendosi rapidamente e guadagnando sempre più intensità. Così il 2 febbraio è diventato ufficiale. La tempesta tropicale Oli, ormai forte, si dirigeva verso di noi trasformandosi in ciclone. Le misure di precauzione sono cominciate immediatamente. Gli alberi sono stati potati, le barche assicurate con doppi ormeggi, i tetti delle case fissati al suolo con corde e cavi, finestre, porte e aperture rinforzati. Alla popolazione è stato consigliato di barricarsi in casa, o eventualmente nei rifugi adibiti nelle scuole o centri sparsi in tutte le isole.
Il vento ha cominciato a soffiare mercoledì 4 febbraio, ma il ciclone vero e proprio ci ha raggiunto durante la notte. Le scuole hanno chiuso e la gente è tornata a casa dal lavoro. Alle 22 è scattato il coprifuoco. Divieto di circolare per le strade e obbligo di rinchiudersi in casa.



È stata una notte lunga. Il rumore del vento e della pioggia è stato assordante, e di certo lo spirito non era tranquillo. RFO Polynésie, la radio francese dell’oltremare, ha tenuto la popolazione aggiornata tutta la notte e i giorni seguenti, garantendo il contatto tra le isole e le famiglie sparse sul vasto territorio polinesiano.
Fortunatamente l’occhio del ciclone è passato a 270 km da Tahiti, quindi i danni non sono stati eccessivi, il bilancio avrebbe potuto essere ben peggiore. Ma i tahitiani che hanno vissuto i cicloni dell’83 o del ’97 non hanno chiuso occhio. La stagione ciclonica di quegli anni è stata davvero devastatrice e molti, troppi, hanno perso la casa e tutti i loro averi.
Uno dei grandi vantaggi della Polinesia è sicuramente la presenza della Francia. Senza di essa i danni sarebbero stati ben maggiori, e le isole più toccate non potrebbero sperare in aiuti così rapidi ed efficienti.
La situazione è stata gestita con molta serietà e intelligenza. Météo France ha allestito un numero d’emergenza con aggiornamenti costanti sull’evolversi del ciclone, sono stati creati rifugi per la popolazione, la radio ha assicurato le comunicazioni e numerosi volontari si sono prestati per venire in aiuto a chi ne aveva bisogno. Sarà forse che il Ministro dell’Oltremare francese era da poco arrivata a Tahiti? Probabile, ma almeno è servito a qualcosa.



Alle 9 di giovedì 5 febbraio è stato tolto il coprifuoco e il divieto di circolare, e la situazione ha cominciato a calmarsi. Il mio giardino era un caos totale, un albero si è sradicato, molti rami sono caduti e i banani si sono spezzati. Ma la casa era ancora in piedi e integra.
Oli ha continuato la sua rotta verso sud. Le isole che più hanno sofferto del suo passaggio sono state le Australi, in particolare Rurutu e Tubuai. Si sono ritrovate nell’occhio del ciclone e tutto è andato distrutto. Gli aiuti sono partiti immediatamente alla fine dell’allerta e, grazie agli aiuti dei militari e dei volontari, stanno già ripulendo e ricostruendo.
Era stato organizzato un concerto per raccogliere fondi per Haiti, ma è stato cancellato a causa del maltempo. È stato rimandato e si è trasformato in concerto per Haiti e Tahiti.
La morale di questa favola è che anche in paradiso non si può mai stare tranquilli. Un terzo ciclone, Pat, avrebbe dovuto colpirci il 10 febbraio, ma fortunatamente ha cambiato rotta e si è indebolito.
La situazione metereologica attuale è abbastanza caotica, peggiorata sicuramente dalla presenza del Niño nel Pacifico.
Il 27 febbraio alle 4.00 del mattino le sirene hanno svegliato la popolazione, per avvertire dell'arrivo di uno tsunami causato dal forte terremoto in Cile.
E il fine settimana successivo, piogge violente e incessanti hanno provocato allagamenti, impedendo la circolazione nel centro di Papeete. Anche l'aeroporto è stato chiuso, obbligando un volo di Air Tahiti Nui ad atterrare a Hawaii. La pista era ricoperta da 30 cm d'acqua!
Spero sinceramente che la situazione migliori e che la stagione delle piogge finisca davvero presto, senza farci passare altri brutti momenti.