28 gennaio 2010

Tiare e compagnia



Il tiare è l’emblema della Polinesia Francese. Il suo profumo fresco ma potente rappresenta Tahiti meglio di qualsiasi trattato o guida di viaggio, un vago sentore è capace di proiettare chiunque su una spiaggia bianca dal mare cristallino. Non si può pensare a Tahiti senza pensare al tiare, né pensare al tiare senza pensare a Tahiti.
Tiare significa fiore in tahitiano, ma il tiare Tahiti (gardenia taitensis) è il re dei fiori polinesiani. La cultura e la vita sono strettamente legate a questo fiore. È simbolo di benvenuto e di amore. I tane (ragazzi, uomini) lo portano ancora chiuso, mentre le ragazze aperto, sull’orecchio sinistro se si è impegnati sentimentalmente, o su quello destro se si è liberi.
L’utilizzo dei fiori è una delle rare tradizioni polinesiane ancora esistenti. Non solo è perdurata, ma si è adattata ai tabù e all’evoluzione culturale. L’esempio più parlante sono sicuramente i vestiti a fiori delle vahine. I missionari, non potendo sopportare la nudità degli indigeni, hanno vestito la popolazione, in particolare le donne, con “sacchi” chiusi al collo e lunghi fino ai piedi, intesi a soffocare qualsiasi pensiero impuro e calmare gli ardori. Questi vestiti sono sopravvissuti, ma invece di rimanere delle tristi tuniche informi sono diventati abiti dai colori sgargianti e motivi floreali. Accanto al re tiare troviamo il frangipani, l’ibisco, il taina (gardenia jasminoides), l’uccello del paradiso o le foglie di uru (l’albero del pane) sotto forma di stampe per abiti o parei, ricamati sui tifaifai (lenzuola), confezionati con le fibre della noce di cocco o addirittura scolpiti nella madreperla e tatuati sulla pelle.
Potrebbero sembrare delle usanze rispolverate per i turisti, ma non è così. I fiori sono di un’importanza capitale, simbolo di appartenenza ad un popolo e ad una cultura. Nessuno si indignerà se si coglie un fiore da un giardino per metterselo sull’orecchio, o se in banca trovate ad accogliervi allo sportello un donnone in pareo e corona di fiori sul capo, o se la vostra guida si chiama Tiare. Per decenni è stato vietato l’uso di nomi tradizionali polinesiani per imporre nomi cristiani, e ora che non esiste più nessun obbligo ci si sbizzarrisce coi nomi più originali, spesso inventati, ma sempre ispirati dalla natura.
L’uso di accogliere i turisti e i viaggiatori con collane di fiori non è una trovata televisiva degli anni ’80. Secondo la tradizione ad ogni nuovo arrivo bisogna donare con una collana di fiori in segno di benvenuto, e una collanina di conchiglie augura buon viaggio a chi sta per partire. Non è raro infatti incrociare all’aeroporto persone incapaci di muovere o girare la testa a causa delle innumerevoli collane!
L’utilizzo cosmetico è molto importante, e non solo a livello polinesiano. Il tiare in particolare è l’essenza principale del monoi, ma è anche un ingrediente importante nella creazione di profumi e sentori a livello mondiale.
Questi bellissimi e profumatissimi fiori hanno saputo anche adattarsi all’evoluzione culturale e trovare un posto nei nuovi costumi occidentali importati. Ad esempio, all’inaugurazione di una barca o un nuovo palazzo, il nastro da tagliare è completamente composto di fiori, e i partecipanti alla cerimonia, invece di portare eleganti abiti scuri e cravatta, sfoderano camice colorate a fiori bianchi, le onnipresenti collane al collo e le corone sul capo.
Questo rapporto ai fiori e al mondo vegetale risulta assai logico, se diamo un’occhiata alla storia delle migrazioni del pacifico. I polinesiani, popolo di abili navigatori, i primi a sfidare questo oceano immenso, sono strettamente legati alla terra. La terra è la vita e la vita è la terra. Tutto ciò che proviene da essa è sacro, nulla va sprecato. E fiori e piante non sono da meno. Lo ritroviamo in tutte le popolazioni Maohi, dalle Hawaii con le camice a fiori alla Nuova Zelanda con la sua felce, simbolo nazionale.
L’attaccamento al fenua (la propria terra) è profondo e radicato. La Polinesia Francese è grande quanto l’Europa, ma la superficie totale della terra emersa equivale a quella del nostro Molise. Lo spazio vitale è ridotto, e chiunque rischi di rubarne un pezzetto è mal visto dai tahitiani. Ognuno di loro prende cura del sua terra, anche nei quartieri popolari in cui le case sono spesso mal ridotte, i giardini sono sempre impeccabili, il prato tagliato, gli alberi potati e le piante sane e rigogliose.
Questa è una delle tante contraddizioni tahitiane che per noi possono sembrare assurde. Le strade, i palazzi, interi quartieri sono sporchi e in condizioni pietose, ma i prati, i bordi delle strade e qualsiasi luogo dove cresca un filo d’erba è curato e ben tenuto.

Che bella storia d’amore quella tra il fenua e i suoi fiori.

E ora, prima di uscire, invece di passare ore e ore davanti allo specchio per trucco e capelli, armatevi di ago e filo e create la vostra personale corona di fiori. Se non avete tempo potete sempre fare un salto al mercato di Papeete, dove le mamas vi accoglieranno con un sorriso e, per poche centinaia di Franchi Pacifici, vi confezioneranno una splendida, coloratissima e profumatissima corona.