18 ottobre 2011

La Papeenoo

La Polinesia Francese è famosa per le sue spiagge. Un paradiso terrestre di sabbia bianca e mare cristallino.
Pochi però conoscono il lato selvaggio delle sue isole. 


I vulcani ormai spenti ci hanno lasciato paesaggi di una grande varietà e diversità. Le isole più vecchie non presentano più nessuna traccia dei vulcani che le hanno formate. Inghiottiti dall’oceano, hanno lasciato solo una barriera di coralli a testimoniare la loro antica presenza. Gli atolli non sono altro che fasce di terra emersa, spesso di pochi metri sopra il livello del mare, formati da sabbia e coralli. L’arcipelago delle Tuamotu è formato esclusivamente da atolli, più o meno grandi. Rangiroa è talmente vasta che non se ne vede l’altro capo.
Nelle isole più recenti invece il vulcano è ancora visibile, circondato da una barriera di coralli importante e spesso abitabile. La più famosa di tutte è sicuramente Bora Bora. L’isola è grande, ma tutta la sua bellezza sta nei motu (isolotti) che la circondano, da cui si può ammirare un panorama spettacolare e tra cui è  racchiusa la laguna più bella del mondo.
Le isole più giovani, dette “alte”, come Moorea e Tahiti, hanno sì una barriera corallina, ma è ancora totalmente, o quasi, sommersa. Questo forma la laguna di acqua calma e dai colori spettacolari che tutti sognano, e che ci protegge in caso di tsunami.
I vulcani, sebbene spenti da tempi remoti, hanno lasciato delle montagne e delle vallate dalla vegetazione lussuraggiante e intricata, numerose cascate e fiumi che si riversano nell’oceano. A Tahiti, la maggior parte di queste vallate sono state sfruttate per costruire residenze o zone industriali. Ma la più grande e famosa di tutte è la Vallée de la Papeeno, a nord-est dell’isola, attraversata per l’appunto dal fiume Papeeno.


La strada, costruita dall’esercito, si affianca al fiume e porta nel cuore profondo di Tahiti. Le pareti rocciose che si stagliano maestuose sono segnate dai solchi di migliaia di cascate, più o meno zampillanti a seconda delle piogge. In genere quindi molte sono visibili, perché in questa vallata, come in tutte le zone interne e in altitudine dell’isola, piove sempre. E si vede!
Per attirare i turisti sono stati costruiti un rifugio, le Relais de la Maroto, con tanto di ristorante e hotel, e da cui è possibile ammirare tutta la vallata, e un villaggio maohi tradizionale, accanto ad un marae (luogo di culto e sacrificio), in cui è anche possibile dormire come si faceva un tempo. 



Durante il fine settimana i primi chilometri all’entrata della vallata sono invasi da gente locale, che si ritrova per pic-nic o barbeque sulle spiagge del fiume. I giovani si incontrano ai lati della strada, e passano il pomeriggio al ritmo assordante degli altoparlanti connessi all’autoradio.
Aldilà delle attività che offre, questo luogo rappresenta un’alternativa alla monotonia della spiaggia, e alle scarse attrazioni che Tahiti propone.
Sembra di entrare in un altro mondo, in un’altra dimensione; il paesaggio è così differente dalla costa, la vegetazione fitta e impenetrabile, e il fiume permette di rinfrescarsi nelle sue acque fresche e pulite.
Durante la stagione delle piogge può essere però pericoloso avventurarsi in questa vallata. Se le piogge sono intense il livello del fiume può salire rapidamente, bloccare la strada, e la sua forte corrente può essere un serio pericolo. Un paio di anni fa tre giovani sono morti nel tentativo di soccorrere un ragazzino travolto dalle acque.
La Vallée de la Papeeno è una boccata d’ossigeno, un piacere per gli occhi, e un vero refrigerio durante la stagione calda. L’accesso non è difficile, basta munirsi di un fuoristrada, di un antizanzare e prepararsi psicologicamente a tutte le situazioni metereologiche. Ripeto, piove sempre, e in tre anni a Tahiti, non ho mai visto questa valle senza la pioggia.



4 settembre 2010

Moorea, l'isola dei pirati

Le isole Polinesiane sono splendide, si sa. Ma scoprirle via mare è un'esperienza straordinaria.
Un caro amico ha invitato me e la mia famiglia a passare un weekend a Moorea sulla sua barca a vela.
Così, dopo cinque ore di navigazione, ci siamo ritrovati in un nuovo mondo. Moorea, seppur così vicina, rimane autentica. Si può ancora gustare l'atmosfera polinesiana di altri tempi, la vita semplice e tranquilla delle isole.
La fortuna ci ha graziato con un sole meraviglioso, il vento ideale per navigare a vela, e i delfini ci hanno accompagnato all'uscita dalla passe di Papeete.
Abbiamo gettato l'ancora nella baia di Opunohu, nel turchese della laguna.
Il fine settimana è trascorso tranquillo, tra tuffi e bagni in mare, a nuotare con le razze, le tartarughe e gli squali.
E, per finire in bellezza, durante il viaggio di ritorno abbiamo potuto ammirare anche le balene!
Ecco le prove:


19 giugno 2010

Il maa'a


Una delle cose che amo del viaggio è la scoperta di gusti e sapori nuovi. Si può imparare molto di un popolo attraverso la sua cucina e le sue abitudini alimentari.
Abituata a viaggiare verso luoghi caldi, tropicali, dalla cucina speziata e piccante, quella polinesiana si è rivelata molto differente. È una cucina molto povera, priva di gusti pronunciati o piatti elaborati. Ma io amo la semplicità, e mi è piaciuta subito.
I polinesiani non sono mai stati un popolo di coltivatori e allevatori. Grazie all’abbondanza offerta della natura non hanno mai dovuto affrontare inverni lunghi e scarsi, siccità o carestie. Era sufficiente andare a pescare nella laguna, o allungare una mano per gustare un frutto fresco e succulento.
L’arrivo dei francesi e dei cinesi ha arricchito e modificato i piatti tradizionali e gli alimenti di base, ma tutto è stato rivisto in “salsa” polinesiana. Non dimentichiamo inoltre che la Polinesia è un territorio francese, quindi nei supermercati si possono trovare prodotti simili a quelli presenti sui nostri scaffali. Eppure, malgrado la ricchezza delle cucine importate, la tradizione polinesiana rimane forte e viva.
Il cibo non manca mai. Se ne trova per tutti i gusti, a quasi tutte le ore e per qualsiasi portafogli. C’è l’imbarazzo della scelta, dai ristoranti rinomati e costosi dal menù tipicamente francese, alle roulotte, vere e proprie istituzioni polinesiane. Le roulotte sono semplici furgoncini, con cucina e frigoriferi, che dalle 18:00 si appostano lungo le strade o nei parcheggi vuoti dei negozi e offrono piatti pronti, da mangiare sul posto, su tavole e sgabelli di plastica, o da esporto. La scelta e la varietà delle pietanze è enorme, dalla pizza allo cho-men cinese, dal pesce alla griglia agli spiedini di cuore di bue o pollo, dalle crepes alle specialità caraibiche. Ogni roulotte ha un suo menù, piuttosto ridotto, ma i prodotti sono sempre freschi, le porzioni abbondanti e non molto care.
Come ovunque nel mondo, i pasti hanno un’importanza particolare e, anche se la vita frenetica della settimana obbliga i lavoratori a consumare panini o insalate rapide e leggere, alcune tradizioni resistono. La domenica si mangia tradizionalmente il maa’a Tahiti, un pasto composto da carne di maiale o vitello, taro, uru (il frutto dell’albero del pane), e fei (banane rosse da cuocere) stufati in un forno interrato per ore e ore. La difficoltà e la durata della preparazione stanno facendo sparire quest’usanza, ma non l’abitudine polinesiana di ritrovarsi in famiglia la domenica e mangiare insieme. Molti organizzano delle colazioni. Ogni invitato porta un piatto trasformando la colazione in un bruch a base delle classiche pasticcerie francesi, come croissant e pain au chocolat, sashimi di tonno o gamberi, pain coco (un pane dolce a base di latte di cocco) e l’immancabile poisson cru. Anche gli hotel di lusso si sono adeguati e la domenica mattina offrono un buffet ricco e variegato, e molti polinesiani passano la mattinata a rimpinzarsi, per poi finire nella piscina dell’hotel.
Oltre al maa’a Tahiti e il tonno, da considerarsi la colonna portante dell’alimentazione polinesiana, tra gli altri piatti tipici possiamo citare il pua roti (il maiale arrosto), il mahi-mahi grigliato o con salsa alla vaniglia, e il fafaru, un pesce lasciato a marcire per settimane nell’acqua di mare (non ho ancora osato assaggiarlo!) che spesso sono ancora consumati come una volta, ossia su larghe foglie di banano o uru con le mani.
Bisogna però ammettere che i polinesiani prediligono la quantità alla qualità. Sono dei veri mangioni, ingurgitano di tutto, di preferenza fritti, grassi e zuccheri. Il McDonald’s di Papeete fa la più grande cifra d’affari del mondo, e la coda di macchine al drive-through è interminabile, a qualsiasi ora del giorno.
Questa dieta equilibrata ha reso il popolo polinesiano tra i più obesi del mondo, e il tasso di diabetici è spaventoso. Nell’immaginario collettivo, eredità pre-europea, più si è grossi meglio è, e i capi vengono giudicati e scelti in base alla loro massa. I balaises (parola francese per indicare le persone muscolose, massicce) vengono guardati con enorme rispetto.
Ma basta andare nelle isole per ritrovare gli indigeni che tanto hanno affascinato per la loro bellezza e fisicità i primi esploratori.
Per concludere vi lascio con la ricetta regina di Tahiti. È una bontà, ottimo per i mesi estivi, ma attenzione, il latte di cocco può avere effetti lassativi piuttosto rapidi e spiacevoli!